





“Agitato, non mescolato.”
La celebre frase di James Bond si riferisce al Cocktail Martini – il leggendario pre-dinner a base di gin e vermut dry.
Riconosciuto dall’ I.B.A. come “Dry Martini”, il drink non ammette errori: esige dal barista una sensibilità superiore, e dal bevitore l’idoneità a captare ogni iridescenza di gusto. L’alto tenore alcolico, inoltre, restituisce sensazioni decise, percezioni forti: non alla portata di tutti.
L’invenzione del drink si deve ad un talentuoso barista italiano, Martini, che avrebbe omaggiato con l’omonimo cocktail John D. Rockefeller (imprenditore e filantropo statunitense), nel Knickerbocker Hotel di New York; forse ispirandosi al Martinez – miscela contenente gin e vermut -, forse assecondando eteree intuizioni.
Guarnire la miscela con un’oliva fu un’alzata d’ingegno dettata dalla necessità: finiti gli stuzzichini, il barman originario di Arma di Taggia dovette attingere dalla sua scorta personale di olive per guarnire il drink. Fu un sacrifico per cui ancora oggi rendiamo grazie.
Ingredienti:
- 6 cl. di gin
- 1 cl. di vermut dry
- 1 oliva verde
- 1 buccia di limone (alternativa all’oliva)
Preparazione:
Si pone del ghiaccio in una coppetta per raffreddarla. Si colma un mixing glass con ghiaccio, si versano il vermut e il gin, quindi si rimescola. Si getta il ghiaccio dalla coppetta e si versa il cocktail, filtrando. Si prende la scorza di limone e la si strizza sopra la superficie del cocktail, in modo che gli oli essenziali dell’agrume possano profumarlo. Alternativamente si guarnisce con un’oliva verde.
Articolo di Davide Ramaioli





