





Erano i tempi dei poeti maledetti, delle infinite notti parigine e degli eccessi capaci di esaltare i sensi. Era il XIX secolo e l’assenzio – distillato ottenuto dalla lavorazione delle foglie dell’Artemisia absinthium e conosciuto con il soprannome la Fée Verte (la Fata Verde) – aveva conquistato in Europa il primato di liquore più apprezzato.

Ritenuto in grado di stimolare ed accrescere la creatività artistica, l’alcolico inventato dal medico francese Pierre Ordinaire, oltre ad essere il protagonista indiscusso delle serate bohémien parigine si era affermato, in generale, come bevanda prediletta dalla popolazione, desiderosa anch’essa di evadere dalle miserie quotidiane e dai ritmi di lavoro estenuanti dei primi anni della rivoluzione industriale. La Fata Verde, infatti, veniva consumata tutti i giorni prima di rientrare a casa come un qualsiasi aperitivo, tra le 17 e le 19, arco di tempo che per questo motivo venne ribattezzato eure verte (l’ora verde).
Proprio a causa del suo successo (che, inoltre, ostacolava i guadagni delle lobbies produttrici dei distillati del vino), l’assenzio divenne il capro espiatorio su cui fu fondata la battaglia contro l’alcolismo, resasi necessaria dal preoccupante dilagare di questo fenomeno. Accusata di produrre effetti nocivi peggiori rispetto a quelli di altri alcolici, tali da comportare uno stato di alterazione fisica, denominato absintismo, paragonabile a quello derivante dall’uso di sostanze stupefacenti, la Fata Verde venne infine messa al bando e proclamata illegale in quasi tutto il mondo, ad eccezione di Spagna e Inghilterra.
L’ostracismo nei confronti della “fatina” non è cessato che in epoca recente, grazie all’intervento degli organi legislativi europei, che sul finire degli anni ottanta hanno fatto cadere il divieto di fabbricazione, importazione e distribuzione per l’assenzio.
Il ritorno alla legalità della Fata Verde è stata l’occasione per i gestori del Caffè Shelley, uno dei bar più frequentati di Viareggio, di creare un evento ad hoc dedicato alla regina dei distillati: la Notte dell’Assenzio.
Inizialmente in collaborazione con La Fée Absinthe, una delle prime aziende che hanno ricomiciato la produzione dopo l’abrogazione della normativa, la serata consente di assaggiare, sotto forma di diversi tipi di cocktails, questo celebre distillato.
L’assenzio moderno – è bene precisare – non è esattamente la vecchia “fata verde”: non sono presenti tutte quelle sostanze tossiche che provocavano allucinazioni e disfunzioni muscolari, e che erano dovute a procedimenti di lavorazione meno raffinati e talvolta adulterati (ad esempio con il solfato di rame).
– Il modo tradizionale prevede che l’assenzio sia servito con ghiaccio e con un po’ di acqua fredda, alla maniera dell’aperitivo francese – mi spiega Fausto Pezzini, proprietario del Caffè Shelley insieme ad Andrea Baldelli. – Lo stile bohémien, invece, consente l’aggiunta di una zolletta di zucchero, quella a cui oggi si usa dar fuoco, soprattutto per alimentare la magia del momento. Gli altri due cocktails che abitualmente serviamo in questa serata sono La Fata Cubana (una sorta di mojito) e il Black Fair (con assenzio, caffè, whiskey, khaluha e zucchero liquido, rigorosamente shakerato!). Per questa edizione abbiamo creato un nuovo cocktail, la granita espressa di assenzio, preparata in modo da preservare il più possibile gli aromi ed i sapori originali di questo liquore dal gusto ricordante l’anice. –

La Notte dell’Assenzio – ormai appuntamento fisso dell’estate viareggina – torna giovedì 11 e venerdì 12 agosto e mette come tutti gli anni in palio – per coloro che avranno il coraggio di degustare 3 pozioni– la t-shirt prodotta appositamente per l’evento (immagine in copertina, n.d.r.), per questa edizione illustrata da Matteo Pecchia.
Solo per veri spiriti bohémien!





